Piazza Armerina, base ideale e strategica per un Tour completo della Sicilia!
Avendo da poco fondato Leonforte, il principe Nicolò Placido Branciforte di Raccuglia vi fece costruire la sua abitazione, nel 1651 (oggi in Corso Umberto).
Il palazzo-castello ha una possente planimetria quadrilatera e un preciso disegno scenografico. Fu anche deciso che si dovesse affacciare sulla balconata naturale che dà su quello splendido monumento architettonico che è il grande abbeveratoio pubblico: la Gran Fonte.
Nei manoscritti dell'epoca il palazzo è descritto come magnifico e dotato di colossali bastioni, baluardi, torri e merli. Tuttavia l'ultimo ricordo di un'architettura difensiva è affidato alle file di piccoli merli (ormai decorativi) posti a coronamento dell'attico, ma soprattutto ai sottostanti muraglioni di contenimento che sembrano alludere a dei bastioni difensivi.
Sopra il portale erano scolpiti le armi e i trofei della famiglia, opera dello scultore romano Fabio Salviati.
Il palazzo ospitava un dammuso destinato a tesoreria e un ben fornito arsenale.
Nel vasto cortile si conserva ancora oggi una cisterna capace di abbeverare tutti i cavalli della sua scuderia.
Il salone al piano nobile ha una capienza di circa quattrocento persone e la scuderia di palazzo ospitava ben centodue cavalli di razza spagnola e germanica, al di sopra d'ogni mangiatoia erano situati lucidi specchi di fino cristallo.
Era di pertinenza del principe anche l'adiacente cappella di S. Antonio.
Al piano interrato si trovavano i magazzini per l'olio e le carceri. Probabilmente per carenza di fondi la magnifica opera rimase, nei suoi prospetti esterni, allo stato rustico senza intonaci e rivestimenti lapidei. I balconi, forse pensati con balaustre di marmo, sono invece protetti da ringhiere in ferro. La struttura dell'edificio è ancora in ottimo stato, non può purtroppo dirsi lo stesso per gli interni e le decorazioni.
Nessuna iscrizione campeggiava sull'artistico portale. Oggi come allora il messaggio politico, sociale, artistico dell'opera è affidato al linguaggio immediato dell'architettura.
Fonte GAL Rocca di Cerere
Il palazzo-castello ha una possente planimetria quadrilatera e un preciso disegno scenografico. Fu anche deciso che si dovesse affacciare sulla balconata naturale che dà su quello splendido monumento architettonico che è il grande abbeveratoio pubblico: la Gran Fonte.
Nei manoscritti dell'epoca il palazzo è descritto come magnifico e dotato di colossali bastioni, baluardi, torri e merli. Tuttavia l'ultimo ricordo di un'architettura difensiva è affidato alle file di piccoli merli (ormai decorativi) posti a coronamento dell'attico, ma soprattutto ai sottostanti muraglioni di contenimento che sembrano alludere a dei bastioni difensivi.
Sopra il portale erano scolpiti le armi e i trofei della famiglia, opera dello scultore romano Fabio Salviati.
Il palazzo ospitava un dammuso destinato a tesoreria e un ben fornito arsenale.
Nel vasto cortile si conserva ancora oggi una cisterna capace di abbeverare tutti i cavalli della sua scuderia.
Il salone al piano nobile ha una capienza di circa quattrocento persone e la scuderia di palazzo ospitava ben centodue cavalli di razza spagnola e germanica, al di sopra d'ogni mangiatoia erano situati lucidi specchi di fino cristallo.
Era di pertinenza del principe anche l'adiacente cappella di S. Antonio.
Al piano interrato si trovavano i magazzini per l'olio e le carceri. Probabilmente per carenza di fondi la magnifica opera rimase, nei suoi prospetti esterni, allo stato rustico senza intonaci e rivestimenti lapidei. I balconi, forse pensati con balaustre di marmo, sono invece protetti da ringhiere in ferro. La struttura dell'edificio è ancora in ottimo stato, non può purtroppo dirsi lo stesso per gli interni e le decorazioni.
Nessuna iscrizione campeggiava sull'artistico portale. Oggi come allora il messaggio politico, sociale, artistico dell'opera è affidato al linguaggio immediato dell'architettura.
Fonte GAL Rocca di Cerere