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Antiquarium di Milazzo


Antiquarium di Milazzo
Indirizzo : Via Impallomeni
Provincia : Messina  Comune : Milazzo

Inaugurato nell’aprile del 2010, l’Antiquarium di Milazzo è ospitato in una delle strutture più prestigiose, dal punto di vista storico-culturale, della città: l’ala est del cosiddetto “Quartiere degli Spagnoli”, realizzato nel XVI secolo (il Piaggia riporta la data del 1585 e ne attribuisce il progetto a Camillo Camilliani) a difesa della “cittadella fortificata”, oggi rappresentata dall’altura dominata dal “Castello”.

Attraverso una sequenza ininterrotta di 10 Sale Espositive, adeguatamente attrezzate e arricchite da efficaci apparati didattici, l’Antiquarium propone una lettura complessiva dei dati forniti dalla ricerca archeologica condotta, sul territorio di Milazzo, dal secondo dopoguerra ad oggi.
L’intero percorso è scandito lungo la “linea” del tempo, secondo un ordinamento espositivo che alterna contesti di reperti da abitato, a contesti di reperti da necropoli.
In un continuum cronologico, dall’età Neolitica all’età Bizantina (dal V millennio a.C. al VII sec. d.C.), i reperti esposti (n. 1267) diventano strumenti per attraversare la “storia” della città e del territorio prossimo. Una “storia” narrata senza soluzione di continuità, così come emerge, in tutti i centri a continuità di vita, dallo studio della cultura materiale acquisita con una intensa attività di scavo scientifico nell’area urbana.

Le Sale 1-4 (vetrine 1-8), sono dedicate alla documentazione di Età Preistorica e Protostorica, dal V millennio a.C. al X sec. a.C. I reperti esposti, (Figg. 2-6), selezionati tra i più significativi e diagnostici, rivestono particolare interesse per la definizione della seriazione crono-tipologica delle culture pregreche in Sicilia e testimoniano dell’importanza storica e territoriale dell’antica città di Milazzo.

Le Sale 5-7 (vetrine 9-16), sono dedicate alla documentazione di Età Greca, dalla fine dell’VIII al III sec. a.C. I reperti esposti (Figg. 8-9), ingenti per quantità, eterogenei per forme, classi e produzioni, offrono al visitatore uno spaccato complesso della società che li ha prodotti e diversamente utilizzati. Protagonisti assoluti, i corredi funerari, rimandano a precisi aspetti dell’ideologia funeraria e del culto, del simbolismo religioso e delle credenze escatologiche. La documentazione è soprattutto rappresentata da vasellame ceramico, di fabbrica locale o di importazione coloniale, greca e greco-orientale, variamente decorato a vernice nera o a figure rosse, nel cosiddetto “stile di Gnathia” o a bande, a immersione o più semplicemente acromo. Il suo originario utilizzo è legato alla preparazione e cottura dei cibi, alla pratica del banchetto conviviale, alla cosmesi e all’igiene del corpo, alla ritualità delle nozze e ai sacrifici/offerte cultuali.

La Sala 8, è interamente destinata alla ricostruzione al vero delle tipologie sepolcrali più attestate in Età Greca e Romana (VI-I sec. a.C.), garantendo una documentazione esaustiva, completa e suggestiva.

La Sala 9  è dedicata alla documentazione di Età Greco-Romana, dal III al I sec. a.C.
I reperti esposti, ancora una volta provenienti soprattutto da corredi funerari, evidenziano, nel loro insieme, gli esiti di una evoluzione formale incentrata su produzioni seriali (in genere unguentari), perfettamente omologate alla koinè siceliota e italiota, propria dell’Età Ellenistica.

La Sala 10  è dedicata alla documentazione di Età Romana e Bizantina, dalla fine del III sec. a.C. al VII sec. d.C. I reperti esposti, provenienti soprattutto da contesti di abitato, valgono a confermare una continuità di urbanizzazione del territorio fino ad Età Tardo-antica,  ancorché di un suo sfruttamento a scopo funerario.

fonte: sito dei beni culturali regionale


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