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Bronte Catania


Bronte è un comune del Parco dell'Etna e del Parco dei Nebrodi in Sicilia, ha 18.885 abitanti e fa parte della città metropolitana di Catania.
famosa la sagra del pistacchio che ogni anno rallegra e attira turisti

Cenni storici
Durante il medioevo sul territorio dell'odierno comune si trovarono 24 piccoli agglomerati appartenenti al monastero di Maniace.

A partire dal 1468 al 1491 Bronte accolse una nutrita rappresentanza di cittadini albanesi profughi dall'Albania, a causa dalle guerre contro le armate turco-musulmane.
La fondazione di Bronte può essere di poco successiva

Gli albanesi, infatti, godevano di una certa libertà: potevano spostarsi da un sito all’altro; vendere i propri averi; avere propri ufficiali e sacerdoti; mantenere la propria religione, costumi e lingua, non essere oggetto di angherie. Degli usi e costumi o della religione albanese ben poco è rimasto; solo qualche cognome è indicativo della provenienza albanese (Scafiti, Schiros, Schilirò, Triscali, Zappia) e molte tipiche parole di sicura origine albanese.

Per decreto dell'imperatore Carlo V d'Asburgo fu creata l'universitas di Bronte nel 1520.

Bronte fu parzialmente danneggiata dall'eruzione dell'Etna del 1651, mentre le colate laviche delle eruzioni del 1832 e 1843 si avvicinarono ai territori di Bronte senza però raggiungere l'abitato. L'eruzione del 1843 è conosciuta soprattutto per l'esplosione della colata di lava che avvenne in seguito alla copertura di una falda d'acqua colpendo una settantina di persone delle quali diverse decine morirono orribilmente dilaniate dal fuoco. Si trattò dell'incidente più grave conosciuto nella storia delle eruzioni dell'Etna direttamente associabile con l'attività del vulcano.

L'ammiraglio britannico Horatio Nelson fu insignito del titolo di duca di Bronte nel 1799 da Ferdinando I delle Due Sicilie con una donazione significativa di terreni, fra cui il Castello e la chiesa di Santa Maria nei pressi di Maniace.

Durante il Risorgimento, il comune fu teatro di un episodio controverso, noto come i Fatti di Bronte. L'8 agosto del 1860, parecchi (contadini) brontesi durante una rivolta uccisero 16 "cappelli". Per "cappelli" (in siciliano cappeddi o cappieddi) si intendevano i signori (latifondisti perlopiù), cui quel copricapo era riservato, mentre ai cafuni (villici) competeva la coppula o birritta, in italiano coppola o berretto. La rivolta fu soffocata da Nino Bixio; dopo un successivo sommario processo furono fucilati 5 presunti colpevoli.
curiosità
Carlo Levi nel suo libro "Le parole sono pietre", descrive la città di Bronte nel dopoguerra e lo stato dei suoi abitanti più poveri.
Il film di Florestano Vancini Bronte racconta la cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato.


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